Qui salta in aria tutto!
- Stefano Bartolomei
- 22 apr 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Gruppi in conflitto
In collaborazione con Manuela Ferrari, facilitatrice e counselor
“Direttore, per cortesia, la prossima volta ricordi di avvisarmi per tempo quando preleva del denaro dalla cassa dell’azienda. Non vorrei mi mettesse di nuovo in difficoltà nel pagare le forniture”.
A volte basta “poco” ad accendere una miccia e far esplodere un conflitto in un gruppo di lavoro.
A volte può essere una “semplice” frase volutamente provocatoria o recepita come tale a far scattare la bomba delle più aspre recriminazioni, accuse, se non addirittura offese reciproche.

Nel caso che ti raccontiamo e che abbiamo affiancato qualche mese fa in quanto consulenti e facilitatori, tutto è esploso in seguito a un’osservazione circa la gestione straordinaria del fondo cassa contante dell’azienda: procedure non ancora ben rodate, un direttore molto impegnato e dedito al lavoro, una segretaria che fa notare un errore/chiede un aiuto… e boom! Salta tutto. Sfuriate, chi alza la voce e chi si silenzia, parole poco gradevoli… e seguono giorni, settimane, mesi di silenzi, lamentele, frecciatine, freddezza e chiusura sulla difensiva. E il gruppo si blocca. Certo, il lavoro continua, ma il clima è assolutamente compromesso e non è facile stare e lavorare insieme.
Ti suona familiare?
In queste situazioni è fondamentale chiedersi: cosa fa saltare in aria un gruppo per una questione così ordinaria come una richiesta circa la gestione di una cassa?
Chiaramente si potrebbe pensare a dei pregressi di tensioni tra le due persone in causa, i quali, a forza di accumularsi, portano all’escalation. Questo può essere un elemento, ma non basta perché non dà una spiegazione delle cause: cosa ha portato a quei pregressi conflittuali?
Siamo convinti che in un conflitto tra due o più colleghi all’interno di un gruppo di lavoro la causa non riguarda semplicemente il fatto che “Tizia sia fatta così” o “Caio abbia un brutto carattere che la fa litigare sempre”. Sotto la superficie si nasconde molto altro!
Il conflitto non è una “semplice” questione di personalità o di carattere o di storia personale. Il conflitto dà informazioni, orienta e va utilizzato, spostando il focus dalla persona al problema.
E il problema in questo caso si situa dentro un gruppo di lavoro, dentro un’azienda.
Dunque il problema è un conflitto organizzativo e non semplicemente interpersonale tra Tizia e Caio. Per questo, se si desidera trasformarlo davvero, occorre affrontarlo tenendolo dentro il contesto di lavoro in cui scoppia.
Come viene gestita solitamente una situazione così?

Tendenzialmente ci pare di individuare cinque modalità di gestione piuttosto comuni, che non si escludono a vicenda, e che anzi sono spesso compresenti:
Si scarica la colpa/responsabilità su uno dei due, spesso chi ha meno potere, a meno che la persona che ha più potere non abbia messo in atto comportamenti socialmente deplorevoli, come alzare la voce, insultare o con azioni e gesti violenti.
Si cerca un arbitro, un giudice (p. es. un proprio comune superiore oppure una persona che entrambe le parti ritengono affidabile) che stabilisca chi ha ragione e chi ha torto e risolva la situazione.
Si fomentano gli sfoghi, le lamentele e chiacchiericci tra i colleghi o i clienti/utenti circa le persone in conflitto, accrescendo un clima di sfiducia.
Si prendono le persone singolarmente, in separata sede rispetto al gruppo di lavoro, e le si “costringe” ad andare a scusarsi, a parlare all’altra parte, a “fare la pace”.
Si prendono le due persone insieme contemporaneamente, in separata sede rispetto al gruppo, e le si “costringe” ad affrontarsi e parlarsi e a fare la pace.
Tutto ciò può funzionare nel breve periodo, e in generale ha degli aspetti vantaggiosi, tuttavia raramente trasforma davvero le cose.
Cosa abbiamo fatto noi con il nostro intervento?

Senza la pretesa di vantare chissà quale soluzione magica e universale, in questo caso ci è sembrato di dover agire così:
Abbiamo cercato un colloquio individuale con ciascuno dei membri del gruppo perché un litigio tra due che accade in un contesto di team è un litigio che appartiene a tutto il gruppo.
Abbiamo condotto il gruppo a analizzare il conflitto in corso e a viverlo attraverso un’esperienza.
Abbiamo incontrato nuovamente ciascuno dei membri del gruppo individualmente.
Perché questa scelta e che risultati ha portato?
Questa scelta ha messo al sicuro le parti in causa: quando il conflitto è emotivamente caldo è difficile incontrare subito tutto il gruppo insieme, perché lo stimolo sarebbe troppo alto e le difese si alzerebbero a loro volta.
Un incontro individuale con ciascun membro permette a tutti di esprimersi in sicurezza con una terza parte neutrale che mantiene la privacy di quanto detto. Questo momento permette anche di dare lo spazio necessario e l'occasione per trovare le parole giuste per parlare del conflitto con chi non ne è parte in causa e in questo modo raffreddarlo, osservarlo con maggiore serenità, comprenderne meglio i contorni.
Dopodiché abbiamo scelto di lavorare in gruppo, perché al gruppo apparteneva il conflitto, anche a quei colleghi non direttamente coinvolti.
Se il lavoro in gruppo conduce a spostamenti nel segno di un riavvicinamento relazionale allora è il caso di chiudere con un momento di gruppo, altrimenti, come è stato nel nostro caso, con nuovi colloqui individuali.
L’esito del nostro percorso ha portato a comprendere la necessità di una ridefinizione del ruolo del direttore, e il gruppo così si è spostato dal conflitto, creando quel nuovo equilibrio dinamico necessario per ripartire!
Ciao!
Mi chiamo Stefano e mi occupo di accompagnare singoli e gruppi attraverso il labirinto dei loro conflitti quotidiani.
Su questo blog propongo piccoli esercizi per trasformare un proprio conflitto, racconto storie di conflitti, oppure, come in questo caso, offro spunti di riflessione per la gestione dei conflitti nei gruppi.
Se questi spunti non ti bastano e desideri parlarne direttamente con me, puoi contattarmi attraverso questo form.
Ci vediamo al prossimo articolo, a presto!
Stefano
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