Che strategie adotto nel conflitto?
- Stefano Bartolomei
- 20 mar 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 21 mar 2023
Scopri il tuo stile di gestione dei conflitti, 1997 - Speed B. Leas, consulente e formatore di leader e comunità religiose

Le situazioni conflittuali che viviamo ogni giorno spesso si assomigliano tra loro.
Nei conflitti quotidiani, infatti, sono per lo più alcune circostanze, azioni o parole ricorrenti a far scattare in noi le solite emozioni e reazioni.
E, in molti casi, si tratta proprio un circolo che si auto alimenta, e non sempre in modo virtuoso, anzi!
Speed B. Leas, studioso, consulente e formatore del mondo delle Scienze del Conflitto e della Pace, in uno dei suoi libri più noti, "Discover your conflict management style", espone in modo sintetico ed efficace le strategie di azione e di comunicazione ricorrenti che si adottano comunemente nei conflitti.
Non esiste una modalità di azione per sempre valida in ogni situazione conflittuale: tutte queste strategie presentano delle funzionalità. Tuttavia, specifica l'autore, la chiave sta nell'adottarle con consapevolezza e non come reazione istintiva!
Ma quali sono queste strategie? Le presento brevemente qui sotto.
1. Persuasione
E' il tentativo di cambiare il punto di vista dell'altro. Probabilmente si tratta di una delle modalità conflittuali più usate (e abusate).
Il problema sostanziale è che essa nasce dal presupposto che l'altro sbagli e che debba essere corretto, perciò non funziona in contesti in cui la fiducia reciproca è piuttosto bassa. Tuttavia, se c'è fiducia e se l'altro ha le idee poco chiare su ciò che pensa o ciò che vuole, allora questa è una strategia che può portare a un assenso, anche se spesso più verbale che pratico (appena il persuasore sarà assente, l'altro facilmente tornerà a agire come faceva prima).
2. Costrizione
Si tratta di usare la propria forza fisica o psicologica e la propria autorità o potere per costringere una parte a fare qualcosa che non sente. Ovviamente non la si potrà mai portare a pensare ciò che si vuole, ma solo a agire come si vuole. Perciò non può funzionare nel medio-lungo periodo.
Esistono situazioni in cui essa risulta maggiormente necessaria o quasi obbligata, ma l'autore sottolinea che tali contesti sono infrequenti, per lo più quando a rischio c'è la vita a causa di minacce o attacchi violenti.
3. Evitamento/accomodamento
Evitare, ignorare, dare ragione, scappare... queste sono tutte strategie che tendono a fare una cosa sola: fuggire dal conflitto, in modo passivo (evitare e ignorare) o attivo (dar ragione e scappare).
Sono modalità di gestione utili quando l'energia richiesta per sostenere il conflitto è troppo alta e la situazione è diventata insostenibile: i costi sono maggiori dei benefici e dunque si può scegliere la fuga.
Il problema sostanziale è che così nulla cambia e facilmente rivolgiamo la frustrazione, la tristezza e la rabbia contro noi stessi, adottando atteggiamenti depressivi.
4. Collaborazione
Lavorare insieme alla controparte per risolvere il problema unendo le competenze, esperienze e bisogni. Si tratta di tenere insieme i propri obiettivi e interessi con quelli dell'altra parte.
Questa non è una condizione sempre possibile, richiede molto tempo e risorse, e entrambe le parti devono mettersi in gioco.
Tuttavia, essa è l'unica modalità che permette una reale trasformazione del conflitto in senso duraturo e equilibrato: tutte le parti vincono e escono soddisfatte.
5. Negoziazione
La ricerca di un accordo condiviso può giungere a un gradino più basso della collaborazione, ovvero al compromesso. L'arte della negoziazione può portare a una sorta di vittoria per entrambi, in cui però ognuno perde e/o rinuncia qualcosa.
Il vero problema qui sta nel fatto che ciascuno è quasi sempre convinto di aver rinunciato a qualcosa in più rispetto all'altra parte. Dunque il conflitto probabilmente sorgerà di nuovo, spesso con maggior acredine e rabbia reciproca.
6. Supporto
Esistono conflitti che non ci riguardano direttamente. Esserne consapevoli ci permette di andare in aiuto di una, alcune o tutte le parti in causa attraverso competenze comunicative e attraverso l'ascolto attivo.
Qui la difficoltà sta nel rispondere sinceramente a questa domanda: "Sono davvero parte in causa del conflitto?". Potrei esserlo, ma adottare comportamenti di aiuto per scappare, oppure potrei non esserlo e mettere in campo strategie di azione non adatte (p. es. la persuasione o addirittura la costrizione).
GET OUT! Trasforma il tuo conflitto
Quando si tratta di conflitti, però, occorre imparare dalla pratica, prima ancora che dai libri, e lavorare su se stessi. Non è facile, ma è proprio ciò che ha fatto un gruppo di giovani sabato 18 marzo 2023, presso il Collegio don Mazza di Padova.
Queste ragazze e questi ragazzi si sono presi una mattina proprio per fare esperienza di queste strategie conflittuali e per riconoscere quelle che principalmente adottano nella propria vita.
E' stato un training davvero intenso, ricco di condivisioni e emozioni forti.
A questi giovani va il grande merito di aver avuto il coraggio di iniziare a lavorare su di sè con "Get Out! Trasforma il tuo conflitto", un percorso in quattro incontri che offre ai partecipanti un movimento di progressiva immersione e consapevolezza nel conflitto.
E tu, come puoi fare per cambiare il tuo modo di agire nei conflitti?
In chiusura del suo testo, Leas propone un test che può aiutare a riconoscere il proprio stile principale di gestione dei conflitti.
Se desideri approfondire il tuo modo tipico di agire nei conflitti, ho estratto dal test di Leas un piccolo questionario sulle strategie conflittuali che puoi compilare qui.
Un altro passo che ti propongo, è una sfida davvero difficile: la prossima volta in cui vivrai un conflitto, prova a dare una risposta inattesa, diversa da quelle che metti in campo solitamente.

Per esempio, quando litighi di solito ti rinchiudi in te stessa/o e diventi una fortezza inaccessibile?
Prima di farlo, prova a adottare un piccolo cambiamento, esplicitando come ti senti. Per esempio: "Sono delusa/Sono arrabbiato/Sono... e quindi non voglio parlarti!". Questo potrebbe concederti di entrare nella modalità "flight", ovvero fuga, ma anche di non sprangare del tutto le porte e tagliare completamente fuori l'altra parte in causa, che almeno sa come ti senti.
Oppure quando litighi potresti anche diventare come un fiume in piena che travolge ogni cosa, arrivando poi a pentirti di ciò che dici e che fai? Un'azione inattesa in situazioni del genere sarebbe quella di uscire dalla stanza o dal luogo del conflitto per cinque, e cercare le parole e le azioni che più vicine a ciò che davvero senti e pensi.
E’ chiaro che questo non trasformerà magicamente una situazione difficile in una più semplice, ma è un’occasione per sperimentare come è possibile trasformare i tuoi conflitti in modo creativo!
Ciao!
Mi chiamo Stefano e mi occupo di accompagnare singoli e gruppi attraverso il labirinto dei loro conflitti quotidiani.
Su questo blog racconto storie conflittuali in cui rispecchiarsi per crescere, offro spunti di riflessione per i conflitti nei gruppi, propongo piccoli esercizi o, come in questo caso, presento brevemente articoli, libri o video sul conflitto.
Se questi spunti non ti bastano e desideri parlarne direttamente con me, puoi contattarmi attraverso questo form.
Buon approfondimento!
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