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Cosa mi fa arrabbiare?

Confliggendo. Piccoli esercizi per i tuoi conflitti quotidiani

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Quando si decide di lavorare sui propri conflitti, non è possibile evitare questa domanda: quali emozioni provo dentro alla mia situazione conflittuale?


Le emozioni, infatti, fanno necessariamente parte dei conflitti: quando litighiamo, per dire la portata di quel che viviamo, spesso capita di “colorarlo” con espressioni che dicono ciò che proviamo: “mi stai facendo uscire di testa”, “mi sono inca***to come una iena”, “ero così triste/mi vergognavo così tanto che mi sarei sotterrata” ecc.

Le emozioni sono dei fatti somatici, caratterizzati da attività biofisiologica, che hanno la funzione fondamentale di darci delle informazioni in modo rapido su ciò che sta accadendo.

Saperle riconoscere e dare loro un nome è importante per trasformare il caos che viviamo nei conflitti in qualcosa di utile.

Rabbia, frustrazione, irritazione...

Di certo, dentro quasi ogni conflitto c'è un'emozione che non manca: la rabbia.

Tutti ne facciamo esperienza quotidiana, ma cos'è e che rapporto ha con il conflitto?


Innanzitutto è un fatto biologico. Quando ci arrabbiamo attiviamo il sistema adrenergico, rilasciamo le catecolamine in grande quantità e mettiamo il nostro corpo in modalità "attacco"... si tratta di un utilizzo di tante, tantissime energie.


In secondo luogo, la rabbia non è equivalente di conflitto.

É un'emozione talmente pervasiva che spesso viene sovrapposta con il conflitto stesso, ma mentre il conflitto nasce all’interno di una relazione, la rabbia può svilupparsi anche a prescindere da un’altra persona (ci possiamo arrabbiare con noi stessi oppure con un il famoso spigolo contro cui battiamo il gomito). Per questo motivo essa si struttura lungo un asse individuale: anche quando ci arrabbiamo scagliandoci contro qualcuno la nostra reazione resta emotiva più che relazionale, unidirezionale più che reciproca.


Infine, si dice che la rabbia sia un’esperienza a-conflittuale: il con-flitto è relazione, per quanto turbata e faticosa (lo dice la stessa etimologia: "con" indica proprio lo stare insieme), mentre la rabbia di per sè non ha una dimensione relazionale, ma piuttosto individuale.

Per questo si dice che questa emozione ha delle caratteristiche tendenzialmente autistiche in quanto impedisce di cogliere l’altro o l’altra che ci sta di fronte, ovvero impedisce di stare in relazione. Quando mi arrabbio sono immersa/o in uno sforzo difensivo che è nell’ottica della sopravvivenza e dell’autoconservazione e che quindi preclude la relazione.

Per questo il rischio della rabbia è quello di finire inglobati nella conflittualità e tiranneggiati da essa. Essa quindi va analizzata, riconosciuta, accolta e addomesticata.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: Come? Di seguito ti propongo tre piccoli esercizi concreti che potrebbero essere d'aiuto

1. Riconosci

Addomesticare la rabbia può iniziare con il prendere consapevolezza delle situazioni che la provocano, ovvero di quelle circostanze "trigger" che feriscono, addolorano, rattristano, stressano, fanno arrabbiare più di altre. Spesso si tratta di condizioni che si ripetono nel tempo.



Per cominciare, prendi un foglio e fai la lista di cinque principali situazioni che generano rabbia, irritazione e stress.


Un consiglio?

Sii concreta/o e minuziosa/o: più vai nei dettagli, più sarai consapevole del momento preciso in cui ti trovi a "scattare". Spesso è la stessa frase o lo stesso contenuto implicito (cioè che vediamo come nascosto dietro le azioni o le parole) che fa scattare la nostra rabbia.


2. Respira

Avere più consapevolezza del proprio respiro aiuta a gestire le proprie emozioni e permette di star meglio con gli altri e con noi stessi.

Ripensa alle situazioni che hai individuato nel primo esercizio qui sopra: quanti respiri ti servono per calmarti? Fai una classifica per ogni situazione dandole un voto da 1 (mi bastano pochi respiri) a 10 (ho bisogno di un sacco di tempo).


3. Ti stai ripetendo, prova qualcosa di nuovo

Fatti questi due passaggi, ti propongo di chiederti: quali pensieri o azioni mi possono aiutare a trasformare ciò che vivo? Spesso, infatti, ci ripetiamo, reagiamo in modo automatico. A volte è sufficiente un piccolo passo nuovo, inedito, per cambiare il nostro mood e quindi la situazione.

Ricorda: non sono solo i pensieri e le emozioni a trasformare il nostro corpo (pensa a quando la tristezza ti fa piangere). Anche assumere una certa posizione o movimento può cambiare ciò che sentiamo o pensiamo, grazie all’affascinante funzionamento del nostro cervello e all’attivazione di particolari aree cerebrali!


Pensa a quando fai sport o a quando ti “stiracchi” mentre lavori o studi: quanto e come queste attività cambiano il tuo umore e il tuo modo di essere?

Un consiglio?

Ecco tre semplici azioni che possono radicalmente trasformare i tuoi pensieri, le tue emozioni e quindi la tua rabbia!

  • Prova a assumere una delle Power Poses di Amy Cuddy per 2 minuti

  • Mettiti davanti allo specchio e sorriditi per 60 secondi. Sarà difficile, ma cambia tutto: provare per credere!

  • Cambia la tua posizione e il movimento del tuo corpo: cammina, spostati, esci, fai un'azione insolita... se lo ritieni utile (e se è possibile) potresti anche aiutarti con della musica preparata proprio per far fronte a situazioni in cui sai che potresti arrabbiarti.


Ciao!

Mi chiamo Stefano e mi occupo di accompagnare singoli e gruppi attraverso il labirinto dei loro conflitti quotidiani. Su questo blog racconto storie conflittuali in cui rispecchiarsi per crescere, offro spunti di riflessione per i conflitti nei gruppi, o, come in questo caso, propongo piccoli esercizi per iniziare a trasformare il proprio conflitto. Se questi spunti non ti bastano e desideri parlarne direttamente con me, puoi contattarmi attraverso questo form. Buon conflitto!

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